Le luci del teatro sono ancora basse, un silenzio ovattato avvolge la platea vuota. Sono le sette in punto, e come ogni sera, otto vigili del fuoco varcano la soglia del teatro, pronti a svolgere il loro consueto controllo di sicurezza. La loro presenza è rassicurante, un segnale tangibile che l’inizio dello spettacolo è ormai imminente.
Mentre i vigili del fuoco compiono il loro giro di routine, io mi affretto a preparare le mie macchine fotografiche, fissandole in posizioni strategiche per catturare ogni istante della magia della danza che sta per prendere vita sul palco. Trovo il mio posto in fondo alla sala, immersa in un silenzio quasi religioso. Il palcoscenico, ancora chiuso dal sipario, sembra celare un segreto, un mistero che presto verrà svelato.
I minuti che precedono l’inizio dello spettacolo di danza, come ogni altro spettacolo teatrale, sono preziosi, carichi di un’attesa palpabile. Il silenzio è interrotto solo dal fruscio delle pagine che i tecnici sfogliano controllando le luci e dal ronzio sommesso delle apparecchiature audio. Di tanto in tanto, un mormorio proveniente dal foyer si insinua tra le quinte, anticipando l’arrivo del pubblico che, tra poco, riempirà la sala di voci e applausi per i ballerini.
Mentre osservo la sala vuota, mi sento pervasa da un senso di trepidazione misto a euforia. Ogni sera è un nuovo inizio, un’occasione per immergermi nel mondo fantastico creato dagli artisti e per condividere con loro e con il pubblico l’emozione del teatro.
Sono gli ultimi minuti di pausa… poi si “fa sala”.